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mercoledì 15 febbraio 2017

L' UNIVERSITA' DI TRIESTE HA PERSO 331 DOCENTI E 8.000 STUDENTI: SVELATO UNO DEI MOTIVI DEL CALO DELLA VENDITA DI LIBRI MA SOPRATTUTTO E' INDICE DELLA GRAVE CRISI ANCHE DI PROSPETTIVE OCCUPAZIONALI PER I GIOVANI


Un terzo dei docenti e 8.000 studenti in meno.
Tutto a causa del blocco del turn-over imposto da Roma e della crisi che ha colpito le famiglie, oltre alla perdita di speranza di trovare un lavoro dopo gli studi e migliorare la propria situazione.

Un dato allarmante se si aggiunge che l' Italia è il fanalino di coda per percentuale di laureati.

Trieste deve porsi seriamente il problema della sua università e del lavoro qualificato per i giovani.

Qui sotto l' articolo del Piccolo odierno:

In sedici anni perso un docente su tre - I prof sono passati dai 991 del 2000 a 661 del passato anno accademico Pesano tagli e blocco del turn over. Svaniti anche ottomila studenti 

L'Università di Trieste ha perso in 16 anni 330 docenti, il 33,3% dell'organico tra ordinari, associati e ricercatori. La tendenza non migliora se gli ultimi dati ufficiali, disponibili sul sito del Ministero, dicono che nel 2016 l'emorragia ha portato un ulteriore calo di 20 professori, per un totale attivo a fine anno di 661, a fronte dei 991 del 2000. E se l'insieme di docenti è diminuito, non è da meno il totale di studenti iscritti ai triennali, specialistiche e post-lauream che, di anno in anno, ha preso una piega peggiore, sempre rivolta verso numeri più bassi. Basta un clic sul sito dell'Università di Trieste e si nota che dal 2000/2001 al 2015/2016 gli studenti iscritti sono passati da 24.746 a 16.581. Se prima la proporzione prevedeva 25 studenti per un docente, nell'anno accademico 2015/2016 il rapporto è cambiato 1 a 24. Nel corso degli anni l'oscillazione tuttavia ha visto cambiare la seconda cifra in 27. Basta un altro clic e pure le cifre desolanti che ritraggono lo storico dell'organico universitario saltano subito fuori, mostrando con triste evidenza quanto poco lo Stato investa nell'istruzione. Un trend che sicuramente segue quello nazionale all'insegna dello svuotamento delle aule universitarie. A parte qualche sporadico exploit, l'andamento dei prof mostra un segno positivo che si ripete tre volte, tra il 2000 e il 2001, con nove docenti in più, tra il 2004 e il 2005, dove il personale passa da 942 a 945, e tra il 2011 e il 2012, da 708 a 711, per il resto è tutto un decrescendo. Gli anni peggiori sono stati forse quelli dal 2006 al 2010, periodo in cui la mannaia di vincoli e tagli ai finanziamenti si è messa in moto, e dove si è visto un segno meno di addirittura 70 insegnanti tra il 2009 e il 2010. I numeri degli ultimi tre anni comunque sono meno agghiaccianti. Il meno è accompagnato dal 2013 al 2016 da cifre più leggere: -18 nel 2013, seguito da un -4 nel 2014 e un -8 nel 2015. L'area più colpita è quella umanistica di Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche: -57,50%. I 148 docenti del 2000 sono ridotti a 63. Male anche per Scienze della terra (-47,6%), Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche (-43,1%, anche in questo caso un reparto molto popoloso di 109 docenti nel 2000 rimasti in 62), Scienze Politiche e sociali (-38,8%). Otto aree su quattordici hanno perso circa tra il 20% e il 30% di docenti. Quelle invece che hanno subito una minor riduzione sono in assoluto Scienze economiche e statistiche (-8,47%), Scienze biologiche e Ingegneria civile e Architettura con a pari merito -20%. A confermare la continua contrazione degli atenei il rettore Maurizio Fermeglia, che constata una discesa inizialmente notevole dal 2006 al 2012 in linea con gli altri atenei nazionali. Anche se «noi abbiamo sofferto un po' di più, perché avevamo un numero di docenti più anziano rispetto ad altre università, così quando c'è stato il periodo del turn-over al minimo, intorno al 15-20%, abbiamo avuto parecchi pensionamenti con minori rimpiazzi». Ma c'è un cambiamento nell' aria. «Negli ultimi anni, da quando sono io rettore, stiamo cercando disperatamente di mantenere il totale più possibile vicino ai 650-700 docenti. Abbiamo fatto uno sforzo di rilievo di reclutamento nel periodo tra fine 2014 e inizi 2015, parzialmente nel 2016, aiutati dai piani straordinari del ministero. Un ottimo risultato nonostante la diminuzione di risorse e studenti». Nel 2017 si continua con «un' ulteriore campagna acquisti» comunica Fermeglia. A godere di questo "upgrade" saranno in particolare i ricercatori. In totale sono previste 70 nuove posizioni, che verranno messe a concorso quest'anno e andranno a compensare dei pensionamenti. Un elemento che include «un buon numero di promozioni interne per personale Ata, vecchi ricercatori e quelli a tempo determinato di fascia “b” -  più alcuni associati, che andremo a prendere da fuori». E si continuano a tamponare altre uscite con docenti a contratto, o istituendo corsi inter-ateneo con Udine. La causa di tutti questi mali? Il solito blocco del turn-over imposto a Roma: «Il ministero registra i numeri di pensionamenti in un anno di tutti i docenti universitari di tutti gli atenei italiani e stabilisce per quell'anno il recupero rispetto ai cessati, recupero che è sempre inferiore al 100%». Un lieve sollievo: «La nostra ripresa degli ultimi due anni è stata del 50%, cioè che per ogni testa che esce, ne possiamo recuperare mezza".

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